Da Gengis Khan ai Nomadi Kirghisi: Breve Storia della Yurta

Note come yurte negli Stan e ger in Mongolia, le case mobili dei nomadi dell’Asia centrale stanno diventando una forma di alloggio sempre più popolare sia tra i backpacker che viaggiano lungo l’antica Via della Seta, che tra i turisti alla ricerca di forme di alloggio alternative in paesi occidentali. Grazie al successo dei programmi di turismo comunitario in Kirghizistan e al rilassamento delle norme sui visti in paesi un tempo difficili da raggiungere come l’Uzbekistan o il Tagikistan, sperimentare uno stile di vita che ha caratterizzato questo angolo di mondo per millenni è oggi più facile che mai.

Trasportabili e facili da montare, le yurte tradizionali sono costruite con feltro e pelli impermeabili che ricoprono una struttura in pali di legno. Per quanto semplici possano apparire a prima vista, queste tende circolari offrono protezione dal clima rigido della steppa, schermando contro i forti venti che soffiano indisturbati nelle aridi pianure e offrendo un isolamento sufficiente a resistere temperature estreme.

Breve storia della yurta

Campo di yurte a Tash Rabat, Kirghizistan. Foto: Angelo Zinna

Non è un caso che la classica dimora dei nomadi sia più spesso associata alla cultura mongola. La parola “ger” infatti significa “casa”, e ancora oggi oltre il 50% della popolazione mongola vive nella tenda diventata simbolo nazionale, portando avanti una tradizione che si pensa esista dal 600 a.C. Detto questo, confini e nomadismo non vanno molto d’accordo, e sarebbe riduttivo riferirsi alla struttura iconica come a un fenomeno strettamente mongolo.

Molto prima che Marco Polo descrivesse i ger condivisi con i mongoli durante i suoi viaggi tra il 1274 e il 1291, Erodoto aveva già scritto delle yurte utilizzate dagli Sciti che vivevano nelle regioni attorno al Mar Caspio e al Mar Nero nel 440 a.C. 

Yurte sul lago Song Kul, Kirghizistan. Foto: Angelo Zinna.

Nonostante gruppi nomadi in Europa e Asia occidentale avessero adottato strutture simili alle yurte già in antichità, la loro propagazione è legata soprattutto alle conquiste di Gengis Khan e dei suoi successori. Raggiungendo la Turchia e l’Europa nel XIII secolo, i mongoli esportarono uno stile di vita che divenne popolare tra le tribù nomadi dell’Asia centrale, del Medio Oriente e dell’Europa orientale.

Bandiera del Kirghizistan

Fino a non molto tempo fa, le yurte si potevano trovare in Iran, in Turchia e nelle zone rurali dell’Ungheria. È negli Stan dell’Asia centrale, tuttavia, che queste case mobili si sono radicate diventando icone culturali. Oggi le yurte sono utilizzate principalmente nelle jailoo (o yaylak), i remoti altopiani dove i pastori portano i loro animali durante i caldi mesi estivi. Lo shanyrak della yurta, la corona in legno che tiene insieme i pali dal punto più alto del tetto, appare sia sulla bandiera del Kirghizistan che sull’emblema nazionale del Kazakistan.

Come è costruita una yurta

Lo scheletro di una yurta a Bokonbayevo, Kirghizistan. Foto: Angelo Zinna.

L’allestimento di una yurta può richiedere fino a otto ore a seconda delle sue dimensioni. Tuttavia, il record di velocità per la costruzione di yurte appartiene alla squadra kirghisa che ha partecipato ai World Nomad Games del 2018: il team di Osh ha impiegato solo sette minuti e 46 secondi per montare la tenda.

Il primo passo nella costruzione di una yurta è l’allestimento della struttura circolare su cui verrà montato il tetto. Sebbene oggi esistano yurte di metallo, nella maggior parte dei casi lo scheletro è ancora realizzato con una serie di pali di legno leggeri incrociati che possono essere compressi e trasportati in un batter d’occhio.

Una volta che la base scheletro è montata e bloccata con l’aiuto di corde in cuoio, il tetto viene posto in cima. C’è una leggera differenza tra i tetti dei ger mongoli e quelle delle yurte centroasiatiche. Nei primi, il tetto è formato di pali perfettamente dritti, detti uni, mentre nelle seconde questi sono curvati andando a formare parte delle pareti. Per questo motivo, i ger mongoli tendono ad essere più bassi in altezza rispetto alle yurte dell’Asia centrale.

Yurte a Altyn Arshan, Kirghizistan. Foto: Angelo Zinna.

La corona è inizialmente fissata a tre pali, quindi innalzata e bilanciata sul reticolo per poi essere legata con delle funi. Quando la corona è stabile, si aggiungono fino a 100 pali aggiuntivi per completare lo scheletro della yurta. Infine, strati su strati di tessuto sono posizionati all’esterno per isolare e proteggere contro le intemperie.

Una volta completata la struttura, l’interno della yurta può essere decorato con tappeti e piccoli mobili. Una stufa a carbone viene spesso posizionata al centro per scaldare lo spazio e la corona può essere lasciata aperta per la ventilazione. La maggior parte delle yurte sono progettate per ospitare una famiglia di quattro o cinque persone, ma esistono anche strutture più grandi in grado di ospitarne fino a otto.

Dove dormire in una yurta

La maggior concentrazione di yurte si trova in Mongolia e Kirghizistan, ma si trovano campi nella maggior parte dei paesi dell’Asia Centrale. Le loro dimensioni variano, ma il più delle volte i campi che ospitano i turisti sono a conduzione familiare, dove una decina di tende sono riservate ai visitatori, mentre il resto viene utilizzato dalle famiglie del posto. Nella maggior parte dei casi i campi di yurte sono aperti solo nei mesi estivi, con alcune eccezioni per quelli a bassa quota vicino alle grandi città.

Campo di yurte a Tash Rabat, Kirghizistan. Foto: Angelo Zinna.

Nonostante i campi di yurte si trovino spesso in alcuni degli angoli più remoti del mondo, arrivarci è abbastanza semplice se si pianifica in anticipo. In Kirghizistan, la Community Based Tourism Association può aiutare a trovare campi per spezzare trekking di più giorni, mentre in Mongolia i soggiorni in ger sono una parte essenziale di qualsiasi tour nel deserto del Gobi. Alcuni ger oggi sono disponibili persino su Airbnb.

Tra le destinazioni kirghise più spettacolari per dormire in yurta ci sono il lago Song Kul, una jailoo situata sulle rive di un lago alpino a 3.000 metri di altitudine, Tash Rabat, dove le tende circondano un caravanserraglio del XV secolo, e la Valle dei Fiori, vicino a Jeti Oguz. Soggiornare in una yurta è possibile anche in Kazakistan, Tagikistan e Uzbekistan.

Il villaggio di Kyzyl-Too è un ottimo posto dove andare se volete saperne di più sull’arte della costruzione della yurta. Questa sonnolenta cittadina sulla costa meridionale del lago Issyk-Kul è conosciuta come la capitale kirghisa della yurta. Qui è possibile partecipare a workshop con artigiani locali e imparare tutti i trucchi del mestiere.

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